«Ed ecco che, dopo avere camminato per un altro centinaio di metri, alzando gli occhi ci si trova davanti alla villa Valguarnera, in tutta la sua bellezza. Un corpo centrale a due piani, con un seguito di finestre, vere e finte, che scorrono seguendo un ritmo giocoso e severo. Dal corpo centrale partono due ali piegate in modo da formare un semicerchio perfetto.» Così Dacia Maraini, figlia di Topazia Alliata, nel suo libro “Bagheria”, descrive Villa Valguarnera, in cui la scrittrice visse parte della sua infanzia.
La villa originariamente era la residenza di villeggiatura della famiglia Valguarnera, una delle famiglie aristocratiche siciliane più importanti. La dimora fa parte del patrimonio della famiglia Alliata, a seguito delle nozze tra Agata Valguarnera e Giuseppe Alliata principe di Villafranca e duca di Salaparuta, agli inizi del XIX secolo.
Villa Valguarnera – Alliata è un complesso monumentale di grande interesse storico, architettonico e artistico situato a Bagheria, in provincia di Palermo. La costruzione della villa risale al 1712, commissionata della principessa Annamaria Gravina, su una tenuta appartenuta precedentemente alla famiglia Joppolo. La residenza fu un omaggio al suo sposo di seconde nozze, Giuseppe Del Bosco e Sandoval principe della Cattolica.
Il progetto fu affidato al celebre architetto domenicano Tommaso Maria Napoli, allievo del Bernini, che compose la planimetria della residenza ispirandosi a matrici esoteriche ed alchemiche. Dopo la morte di quest’ultimo, il progetto venne preso in carico dagli architetti Giovan Battista Cascione Vaccarini e Vincenzo Fiorelli, che modificarono parte il progetto iniziale. La villa ha subito diversi interventi nel corso degli anni, durante il periodo cui proprietaria era Marianna Branciforte e il marito Pietro Valguarnera, vicino ad ambienti massonici, furono realizzati riadattamenti in stile neoclassico e illuminista.
L’ingresso della tenuta si trova nella piazza centrale di Bagheria. Varcato il cancello monumentale, un maestoso viale conduce alla grande facciata settecentesca della villa, che si apre ad esedra in una corte circolare. Sull’elegante scalone balaustrato esterno a duplice rampa si possono ammirare quattro statue di Muse.
L’edificio, distribuito su due livelli, presenta due facciate maggiori scandite da una serie di grandi balconi balaustrati. Varcato l’ingresso, la grande scalinata dà accesso al piano nobile, costituito da tre saloni e dal salone da ballo, decorati con stucchi, dorature, affreschi simbolici neoclassici e grandi vetrate che si affacciano sui meravigliosi golfi di Palermo e Solunto. Dallo scalone a tenaglia, si accede direttamente al grande salone da ballo dove, la preziosità degli addobbi celebra il rango nobiliare di famiglia. Le preziose pareti sono di colore bianco con profili in oro zecchino, decorate con affreschi neoclassici. Al centro della volta del salone campeggia l’affresco “Il Trionfo del Principe illuminato” che raffigura il principe Giuseppe Emanuele, figlio di Marianna e Pietro, che tiene in mano il motto dei Valguarnera “Mavult principem esse quam” circondato dalle figure di quattro virtù: Forza, Giustizia, Prudenza e la Concordia, virtù che simboleggia la fratellanza massonica.
Nel piano nobile si trovano le quattro camere da letto, fra cui quella padronale del principe, con tanto di boudoir e bagno privato, le cui pitture di pareti e soffitti raffigurano simboli di chiara matrice esoterica. Vi è poi una grande cucina decorata in maioliche con dispensa, la sala della musica e tre ampie terrazze. Nella villa inoltre, si trova una grande biblioteca, elegantemente arredata che presenta, nel soffitto, l’affresco con i segni dello zodiaco. Delicati stucchi, splendidi pavimenti maiolicati, volte variopinte adornano gli interni della villa, assieme ad una combinazione di arredi di stili diversi, consolles con grandi specchiere, librerie, poltrone di stoffe pregiate, tavolini di ebanisteria si mescolano con lampadari in cristallo e camini in marmo.
La villa è inoltre circondata da un parco con un considerevole patrimonio botanico. La rigogliosa vegetazione presentava orti, un agrumeto, alberi di ulivo, fichi d’india ed altre colture locali. In passato il giardino era adornato da numerose creazioni architettoniche ed elementi artistici, quali, un “teatro” scenico, grotte artificiali, una peschiera, un labirinto d’acqua e un gazebo in ferro e due tempietti neoclassici. E ancora, aiuole geometriche, fontane, statue, parterres di fiori che gli conferivano un particolare tocco esoterico.
Nonostante la battaglia legale intrapresa dagli Alliata, oggi la dimensione e la forma del parco risentono dello smembramento avvenuto nel 1952, a causa dell’esproprio ottenuto dal comune di Bagheria, per ragioni di “pubblica utilità ” Molte delle opere architettoniche e dei manufatti andarono perduti; ciò nonostante il sito è considerato di importante interesse storico. Attualmente la villa e in particolare, il piano nobile si è aperta all’ospitalità, permettendo agli ospiti di soggiornare, festeggiare eventi privati in un luogo unico e di prestigio.
La dimora inoltre è celebre al pubblico per essere stata lo sfondo di diversi set cinematografici, quali, “La dea fortuna” di Ferzan Ozpetek e “L’amore coniugale” di Dacia Maraini. La villa ha inoltre, ispirato il regista Giuseppe Tornatore, che ha diretto un famoso spot di Dolce e Gabbana con protagonista Sophia Loren e le musiche di Ennio Morricone.